Intervento per la celebrazione della Unità Nazionale e delle Forze Armate
Cari concittadini,
ci ritroviamo oggi per celebrare la fine della prima guerra mondiale (1915-1918) avvenuta 91 anni fa, ma anche per celebrare l’unità nazionale e gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, presidio e garanzia del Paese.
Per la prima volta partecipo a questa cerimonia nella veste di sindaco. In questa veste vorrei cogliere questa occasione per inviare a tutti un messaggio di pace e di fratellanza certo di interpretare i sentimenti di tutti i pontederesi.
Il mio primo pensiero va a coloro i quali hanno pagato con la vita il proprio impegno per la Patria, per la libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico, per la pace tra i popoli.
Un ricordo e un ringraziamento a nome di tutta la mia città e mio personale va agli uomini ed alle donne in uniforme. Ad essi l’augurio più affettuoso e sincero di poter svolgere proficuamente e con serenità la loro importante opera.
Voglio anche fare mie le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in visita in Libano, nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha affermato che “oggi più che mai, sia utile guardare all’immane tragedia del primo conflitto mondiale (ed io aggiungo a tutte le guerre) come ad una grave ferita e frattura nel corso della storia moderna, perché essa vide miseramente spegnersi nelle trincee d’Europa oltre 15 milioni di vite, un’intera generazione, in un vano scontro di posizione, in un ostinato ed ottuso logoramento, in vista di una vittoria che premiò l’alleanza portatrice di ideali di libertà e di giustizia ma senza dar luogo a duraturi equilibri di pace…. E’ interessante ricordare, a tal riguardo, – continua il Presidente della Repubblica – che nel primo decennio del XX secolo i movimenti migratori erano superiori, anche in termini assoluti, a quelli attuali ed il volume dei commerci internazionali rispetto a quello delle produzioni interne era proporzionalmente più alto di quello odierno. Quella prima imponente ondata che può definirsi globalizzante fu segnata peraltro dalla corsa alle colonie intrapresa dai Paesi europei, in una accesa competizione di interessi nazionali contrastanti che certo non fu estranea allo scoppio del conflitto.
Alla Grande Guerra e al Trattato di Versailles, seguì la malaccorta gestione da parte delle democrazie del bene supremo della pace; la profonda crisi economica degli anni Trenta, i conseguenti protezionismi e antagonismi nazionali, l’emergere dei totalitarismi in Europa, culminarono alla fine di quel decennio nello scoppio del catastrofico secondo conflitto mondiale”. Come si può osservare molti di quei fenomeni storici, di quei passaggi, si ripetono… Napoletano continua poi ricordando che “Il mondo tuttavia ben presto si divise in due blocchi contrapposti; i fondamentali elementi di aggregazione nell’Occidente democratico furono la nascita dell’Alleanza Atlantica e l’avvio del processo di integrazione europeo. Una vigorosa e davvero pervasiva ondata di globalizzazione montò soltanto a partire dagli anni Novanta, sospinta dai grandi progressi tecnologici in diversi campi e dal crollo delle barriere – una volta caduti i regimi comunisti dell’Est – che avevano impedito un sostanziale avvicinamento tra Est e Ovest… Nella seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre, cittadini e soldati che avevano saputo affrontare con dignità e senso del dovere le prove e i sacrifici di una sciagurata impresa bellica, si ritrovarono di nuovo insieme, questa volta “uniti contro la guerra”, contro il prolungarsi di una guerra di conquista e di sopraffazione, per un’Italia libera, finalmente grande democrazia tra le democrazie, costruttrice primaria della pacifica cooperazione tra i popoli, tesa a crescere in rinnovata unità nazionale entro il grande, magistrale quadro di principi e di valori della Carta Costituzionale. Quelle esperienze e quei valori devono esserci di insegnamento e di guida oggi che stiamo vivendo una straordinaria transizione, storicamente decisiva verso una società globale sempre più interconnessa ed interdipendente. Ci si presentano in effetti opportunità e rischi senza precedenti. Dobbiamo acquisire piena consapevolezza del ruolo che l’Italia può oggi svolgere nel processo di crescita della comunità internazionale, superando miopie e particolarismi che ancora intralciano il cammino del paese. Dobbiamo guardare all’Europa quale realtà istituzionale, economica e finalmente politica da rendere sempre più concreta ed efficace, in quanto soggetto allo stesso tempo unitario e plurale, capace di contribuire da protagonista al governo della globalizzazione, facendosi portatrice di pace e di sviluppo, di cultura dei diritti e di progresso civile. Con l’Europa e grazie all’Europa dobbiamo versare nuova linfa nelle organizzazioni internazionali, riformandole, rendendole più rappresentative e incisive ai fini della costruzione di un mondo più pacifico e più giusto”.
Personalmente faccio mie queste parole. La storia ci insegna che la strada giusta è sempre quella della pace e della giustizia. Ringrazio tutti coloro che operano in questa direzione. Che si fanno operatori di pace e di giustizia. Che servono il paese, la pace e la libertà.
Viva l’Italia, viva le Forze Armate.
Pontedera, 7 e 8 novembre 2009
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