I tagli della Finanziaria e i Comuni

Sono sindaco di una città di circa 30 mila abitanti da pochi mesi e la prima cosa che mi ha colpito è stata la fiducia che i cittadini ripongono sul sindaco e sul Comune. I cittadini vengono in Comune, a parlare con il sindaco, di tutto: del lavoro, dei problemi condominiali e qualche volta di quelli famigliari, dei guai di salute o di quelli economici, della propria azienda, della pensione o delle scuole che non vanno .

Una grande percentuale di problemi che i cittadini mi segnalano non riguardano direttamente l’azione del Comune. Come qualcuno ha già osservato i Comuni sono il “front office”, gli uffici più vicini e aperti ai cittadini. Il senso stesso della democrazia si concretizza attraverso l’azione delle amministrazioni comunali.

Di fronte a questa osservazione, a questa esperienza credo condivisa da qualsiasi sindaco, resto stupito davanti a quanto contenuto nella recente Finanziaria, la cosiddetta “Manovra Calderoli”. Resto stupito perché questa Finanziaria stabilisce il taglio di molti assessori e consiglieri degli enti locali. Non solo: impone l’obbligo di rinunciare al direttore generale, al difensore civico. Cancella le circoscrizioni. Il tutto per un risparmio di 13 milioni di euro nel 2010, su una finanziaria di 9 miliardi di euro. Il danno alla partecipazione dei cittadini, alla democrazia, è enorme di fronte al vantaggio irrisorio in termini economici. Del resto è davvero singolare che un Ministro di un governo e di una forza politica che ha fatto dell’autonomia e del federalismo la propria ragione d’essere, incida, da Roma, così pesantemente sugli strumenti democratici più vicini ai cittadini.

I cittadini, spesso, non hanno ben chiaro quello che sta accadendo. A partire dalle prossime elezioni amministrative una città della dimensioni di Pontedera dovrebbe rinunciare a 3 assessori, sui sette di cui oggi dispone, e a 5 consiglieri comunali, sui ventuno attuali. Stiamo parlando di persone che oggi guadagnano qualcosa come mille euro netti al mese (gli assessori, la metà per coloro che lavorano) e circa 20 euro a seduta (circa 2 al mese), i consiglieri. A costoro, spesso persone che rinunciano al proprio tempo libero per rappresentare le istanze dei cittadini, per incontrarli, per parlare con la gente, si preclude la rappresentanza politica e ad essi si vorrebbe dare la responsabilità degli sprechi di questo Paese?

E’ una situazione veramente paradossale.

Spesso si è usato in questi giorni il termine “poltrone” per definire l’obiettivo di questi tagli. Mi permetto di richiamare tutti, anche la stampa, ad una maggiore attenzione: non sono certamente queste le “poltrone” di questo Paese. E sia ben chiaro che queste decisioni unilateralmente prese a livello governativo non riconoscono affatto le differenze qualitative. Il nostro comune, Pontedera, in base ad uno studio su parametri oggettivi del prestigioso Centro Sintesi di Mestre (peraltro riportato dal settimanale Panorama) è risultato il primo comune (tra i 10 mila e i 100 mila abitanti) del centro-sud Italia per qualità della vita: ebbene subirà gli stessi tagli di ogni altro ente, virtuoso o meno che sia.

E’ una idea alquanto strana di democrazia. Una idea, tra l’altro, che ci preoccupa quando osserviamo che le elezioni amministrative per le comunali sono le ultime elezioni rimaste, a livello nazionale, nelle quali si può ancora esprimere la preferenza personale e scegliere il cittadino che conosciamo personalmente, per rappresentarci. Mi auguro che si ripensi questa decisione. Mi auguro che la politica, che questo Governo, ripensino questa strada. Mi auguro che la politica non si trasformi in talk show lontani dai quali assistere seduti in poltrone.

Mi auguro che non si vogliano umiliare così le lotte dei nostri padri costituenti che ci hanno dato una architettura costituzione, di autonomie locali, ricca di articolazioni e contrappesi.

Questo Governo ascolti almeno i sindaci della propria parte politica che hanno lanciato tutti insieme nell’Anci un chiaro grido d’allarme.

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