Sulle modifiche all’articolo 18

Esprimo la solidarietà la vicinanza mia e dell’Amministrazione Comunale di Pontedera ai lavoratori nella battaglia per contrastare la riforma dell’articolo 18. Non è pensabile che si vada verso la monetizzazione del lavoro. Pur apprezzando parzialmente alcuni aspetti positivi relativi alla riforma del mercato del lavoro occorre far cadere la distinzione tra licenziamenti disciplinari ed economici, lasciando che sia il giudice a decidere in un caso e nell’altro. La scelta di incidere sull’articolo 18 è pericolosa e confusa.

E’ una scelta che sottintende due teoremi errati: il primo che per uscire della crisi occorra diminuire le tutele del mondo del lavoro dipendente. Il secondo, conseguente, sarebbe quello di far credere che le ragioni di questa crisi economica sarebbero da attribuire proprio al mondo del lavoro.

E’ esattamente il contrario. Bisogna rimettere al centro i diritti e gli interessi collettivi. Solo questa è la strada che ha fatto negli ultimi cento anni dell’Europa il miglior posto al mondo dove vivere. Seguire le strade percorse da altri modelli sociali significherebbe arrivare buon ultimi a percorrere strade che hanno già dimostrato il loro fallimento.

Dall’altro parte bisogna rimettere al centro il lavoro colpendo invece la rendita e l’enorme divario che si è creato nella ricchezza del paese. Oggi il 10 percento più ricco di questo paese detiene la metà della ricchezza. In questi dieci per cento ci sono ben pochi lavoratori dipendenti. Le misure che questo governo ha attuato non riducono questa forbice e colpiscono molto timidamente privilegi e ritardi che anche gli economisti più illustri criticano. Per questo ritengo che il Governo deve tornare indietro su questa scelta e trovare un accordo con tutte le parti sulla riforma del lavoro.

Pontedera, 23 marzo 2012

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