Sulla donna sindaco uccisa in Messico e sul ruolo dei sindaci
Il 2016 appena cominciato si è aperto con una notizia che ha fatto il giro del mondo. In Messico, è stata uccisa un sindaco, Gisela Mota, di 33 anni, appena eletta a capo dell’amministrazione comunale di Temixco. La giovane donna sindaco si era fatta portatrice di una strategia di contrasto al business criminale che in Messico coincide in larga parte con grosse organizzazioni organizzate di narcotrafficanti. La donna si era impegnata in una campagna forte. L’avevano accusata per alcune sue debolezze ed era completamente sola, politicamente, contro i narcos. A lei vada la nostra stima e la nostra solidarietà.
La notizia ha colpito tutti nel mondo. Un po’ perché si tratta di una giovane donna e un po’ perché è stata uccisa prima ancora che entrasse in carica. “Nemmeno un giorno” è la frase che tutti ripetono in queste ore in Messico: osservando che non è stata lasciata libera di svolgere la sua funzione nemmeno un giorno.
Alcune riflessioni però sono universali.
Siamo in una fase storica dove la democrazia è in crisi. Le sfide della globalizzazione, delle nuove tecnologie, degli immense ricchezze, anche illegali, che si stanno accumulano stanno mettendo in crisi le forme classiche della democrazia.
I narcotrafficanti messicani usano i social network per minacciare ed umiliare gli amministratori locali rimasti baluardo di democrazia e legalità. Ogni anno vengono uccisi decine di sindaci. E non stiamo parlando di un Paese arretrato ma del Paese dell’uomo più ricco del mondo, ad esempio, quel Carlos Slim magnate mondiale delle telecomunicazioni.
Come non osservare che si tratta di un fenomeno presente dappertutto, anche da noi? Le rappresentanze democratiche sono in crisi. Ciononostante, come ha sottolineato il Presidente dell’Anci Fassino durante l’ultima assemblea Anci, i Sindaci sono la figura istituzionale che raccoglie la maggiore fiducia nell’opinione pubblica. Non c’è tema – dal lavoro all’ambiente, dal welfare alla cultura, dallo sviluppo economico alla sicurezza, dalle politiche educative all’immigrazione – che non passi per la scrivania di un Sindaco. Non c’è legge dello Stato o regionale che non abbia immediate ricadute gestionali sulle attività dei Comuni, caricandoli di responsabilità che ciascuno di noi onora ogni giorno al meglio. E i cittadini si riconoscono nei Sindaci assai di più di quanto si riconoscano in ogni altro livello istituzionale. Quando un cittadino vuole rivolgersi alle istituzioni, alla politica va in primo luogo dal Sindaco, che è il naturale destinatario delle ansie, delle speranze, delle esigenze della sua comunità.
Sono i sindaci e gli amministratori locali il primo baluardo della legalità e della sicurezza, non sottraendosi ai rischi personali che ciò comporta, come dimostra l’alto numero di amministratori oggetto di intimidazioni e atti di violenza da parte della criminalità, anche in Italia
Chi opera oggi in un Comune italiano si rende conto di come i sindaci siano rimasti pressoché gli unici interlocutori a cui i cittadini si rivolgono. La riduzione delle rappresentanze democratiche, la crisi dei partiti sta portando ad un corto circuito pericoloso anche da noi. Questo comporta che i sindaci si sentano anche soli nel contrastare certi meccanismi. Non posso che far mie anche le parole di Saviano oggi su La Repubblica proprio sull’omicidio avvenuto in Messico: “La battaglia riguarda tutti, perché l’obiettivo delle mafie ha un percorso unico che si tratti di uno stato del Messico o di una regione italiana, di un paese balcanico o di una città africana: espellere dalla gestione politica qualsiasi persona competente e spingere nell’arena politica i ricattabili, gli affaristi, gli incapaci. Impedire che possa esserci chi sceglie la politica per passione e desiderio di giustizia e selezionare persone che possano governare solo attraverso l’aiuto dei loro finanziamenti e della loro rete di alleanza sociali, mediatiche imprenditoriali”. Saviano chiude facendo notare che per le mafie: “Tutti i politici hanno un interesse, tutti hanno desiderio di potere e danaro si tratta solo di capire come assecondare questo imperativo: ecco la filosofia politica delle mafie”. Ecco la logica con cui le mafie sperano di comprare le istituzioni.
Riflettiamo su questa situazione prima che sia troppo tardi. Sul nostro territorio abbiamo una tradizione democratica e una buona politica. Salviamola da un decadimento che sta attraversando e imbarbarendo tutte le democrazie. Da i territori come il nostro devono nascere gli antidoti a questo decadimento.
Pontedera, 4 gennaio 2016
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