Archive for the ‘Millozzi’ Category

I tagli della Finanziaria e i Comuni

lunedì, gennaio 11th, 2010

Sono sindaco di una città di circa 30 mila abitanti da pochi mesi e la prima cosa che mi ha colpito è stata la fiducia che i cittadini ripongono sul sindaco e sul Comune. I cittadini vengono in Comune, a parlare con il sindaco, di tutto: del lavoro, dei problemi condominiali e qualche volta di quelli famigliari, dei guai di salute o di quelli economici, della propria azienda, della pensione o delle scuole che non vanno .

Una grande percentuale di problemi che i cittadini mi segnalano non riguardano direttamente l’azione del Comune. Come qualcuno ha già osservato i Comuni sono il “front office”, gli uffici più vicini e aperti ai cittadini. Il senso stesso della democrazia si concretizza attraverso l’azione delle amministrazioni comunali.

Di fronte a questa osservazione, a questa esperienza credo condivisa da qualsiasi sindaco, resto stupito davanti a quanto contenuto nella recente Finanziaria, la cosiddetta “Manovra Calderoli”. Resto stupito perché questa Finanziaria stabilisce il taglio di molti assessori e consiglieri degli enti locali. Non solo: impone l’obbligo di rinunciare al direttore generale, al difensore civico. Cancella le circoscrizioni. Il tutto per un risparmio di 13 milioni di euro nel 2010, su una finanziaria di 9 miliardi di euro. Il danno alla partecipazione dei cittadini, alla democrazia, è enorme di fronte al vantaggio irrisorio in termini economici. Del resto è davvero singolare che un Ministro di un governo e di una forza politica che ha fatto dell’autonomia e del federalismo la propria ragione d’essere, incida, da Roma, così pesantemente sugli strumenti democratici più vicini ai cittadini.

I cittadini, spesso, non hanno ben chiaro quello che sta accadendo. A partire dalle prossime elezioni amministrative una città della dimensioni di Pontedera dovrebbe rinunciare a 3 assessori, sui sette di cui oggi dispone, e a 5 consiglieri comunali, sui ventuno attuali. Stiamo parlando di persone che oggi guadagnano qualcosa come mille euro netti al mese (gli assessori, la metà per coloro che lavorano) e circa 20 euro a seduta (circa 2 al mese), i consiglieri. A costoro, spesso persone che rinunciano al proprio tempo libero per rappresentare le istanze dei cittadini, per incontrarli, per parlare con la gente, si preclude la rappresentanza politica e ad essi si vorrebbe dare la responsabilità degli sprechi di questo Paese?

E’ una situazione veramente paradossale.

Spesso si è usato in questi giorni il termine “poltrone” per definire l’obiettivo di questi tagli. Mi permetto di richiamare tutti, anche la stampa, ad una maggiore attenzione: non sono certamente queste le “poltrone” di questo Paese. E sia ben chiaro che queste decisioni unilateralmente prese a livello governativo non riconoscono affatto le differenze qualitative. Il nostro comune, Pontedera, in base ad uno studio su parametri oggettivi del prestigioso Centro Sintesi di Mestre (peraltro riportato dal settimanale Panorama) è risultato il primo comune (tra i 10 mila e i 100 mila abitanti) del centro-sud Italia per qualità della vita: ebbene subirà gli stessi tagli di ogni altro ente, virtuoso o meno che sia.

E’ una idea alquanto strana di democrazia. Una idea, tra l’altro, che ci preoccupa quando osserviamo che le elezioni amministrative per le comunali sono le ultime elezioni rimaste, a livello nazionale, nelle quali si può ancora esprimere la preferenza personale e scegliere il cittadino che conosciamo personalmente, per rappresentarci. Mi auguro che si ripensi questa decisione. Mi auguro che la politica, che questo Governo, ripensino questa strada. Mi auguro che la politica non si trasformi in talk show lontani dai quali assistere seduti in poltrone.

Mi auguro che non si vogliano umiliare così le lotte dei nostri padri costituenti che ci hanno dato una architettura costituzione, di autonomie locali, ricca di articolazioni e contrappesi.

Questo Governo ascolti almeno i sindaci della propria parte politica che hanno lanciato tutti insieme nell’Anci un chiaro grido d’allarme.

Sulle dichiarazioni di Confcommercio

giovedì, dicembre 31st, 2009

Sono sorpreso dal tenore e dal contenuto delle dichiarazioni rese alla stampa dal Presidente di Confcommercio, Bozzi, sui temi della sosta e della rimodulazione delle tariffe dei parcheggi. Innanzitutto non esiste nessuna “fuga in avanti”. L’idea di una rimodulazione delle tariffe per “indirizzare meglio la domanda di sosta nelle diverse zone e in differenti fasce orarie” è contenuta (ho citato le parole testuali) nel programma elettorale sulla base del quale sono stato eletto sindaco della città. Non solo: ne ho parlato durante gli incontri in campagna elettorale, anche con i commercianti. Se ne è discusso anche in Consiglio Comunale. Inoltre lo stesso ex assessore al commercio di Pontedera, che ha condiviso la stesura del programma, è oggi un dirigente di Confcommercio e conosce bene da tempo la questione.

Non vedo quindi affatto fughe in avanti. Noi crediamo nella concertazione. Per questo stiamo avviando il confronto con le associazioni di categoria prima di intervenire concretamente: siamo alle linee generali. Quelle che ho tracciato nell’intervista di fine anno con i giornalisti sono le linee generali che abbiamo in mente. Sono le linee propedeutiche alla concertazione a cui nessuno vuole togliere spazio. Ci piacerebbe che tutti apprezzassero e rispettassero questa concertazione prima di aprire sterili polemiche. Faccio anche notare che il tema in discussione non è quello dell’”aumento” delle tariffe ma di una differenziazione. Noi vorremmo rimodulare le tariffe degli stalli in base alla posizione nella città e all’ora. Confcommercio vuole vedere solo il bicchiere mezzo vuoto: in realtà per molte zone della città (e molte zone anche commerciali) questo significherebbe una diminuzione delle tariffe. L’esigenza nasce dalla volontà e dalla attenzione del Comune verso i cittadini, i commercianti ed i residenti. E’ evidente che in certi orari e in certe zone la sosta diventa difficoltosa per tutti e spesso occorre fare più giri con l’automobile per trovare parcheggio, nelle aree più vicine al centro; mentre a cento metri di distanza gli stalli sono più liberi. Credo che questo non giovi a nessuno: nemmeno ai commercianti del centro.

Se creiamo un meccanismo che invoglia il cittadino o il visitatore a parcheggiare 50-100 metri più in là, risparmiando, credo che si faccia un buon servizio sia ai cittadini che alle attività economiche. Come penso sia utile a tutti che i visitatori siano invogliati a visitare la città anche in orari meno classici e di punta, se devono fare acquisti. Chiunque possegga un’attività commerciale sa benissimo che è meglio avere i clienti che vengono in negozio in maniera più regolare, piuttosto che tutti insieme.

Mi auguro che anche questa volta, come in passato, quando facemmo scelte anche difficili rivelatesi poi lungimiranti, Confcommercio collabori con il Comune su questo progetto di ampio e lungo respiro, nell’interesse dei commercianti e della città tutta di Pontedera.

Pontedera, 29 dicembre 2009

Auguri a tutti i cittadini

giovedì, dicembre 24th, 2009

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Voglio rivolgere un saluto e l’augurio di un sereno Natale a tutti i cittadini: che questa giornata e queste ore portino serenità, pace, tranquillità, gioia a tutti.

Ho l’impressione che quest’anno il Natale sia particolarmente atteso da tutti. Natale è festa di luce e di pace, è giorno di riflessione interiore e di attenzione particolare ai valori in cui crediamo.

Forse le difficoltà, le inquietudini che hanno scosso il mondo intero nel 2009, stanno spingendo tutti noi a interrogarci sul senso e sul strada che gli uomini devono percorrere. La stella cometa che cerchiamo all’orizzonte è quella che ci guidi ad un futuro di pace, fratellanza, giustizia. Che ci guidi verso quei valori che da sempre Natale vuole trasmetterci.

Mi auguro che tutti sappiano percorrere questa strada.

Mi auguro che Pontedera e il nostro territorio sappiano mantenere e migliorare lo spirito della nostra comunità, i suoi valori, la sua umanità.

Che questa festa ci renda consapevoli dell’importanza di ciò che abbiamo intorno a noi, della importanza dei nostri valori, della grandezza della sfida che attende agli uomini di buona volontà.

Pontedera, 24 dicembre 2009

“Accendiamo piazza Duomo”: Il discorso inaugurale.

mercoledì, dicembre 16th, 2009

Cari concittadini,

inauguriamo oggi Piazza Duomo, rinnovata e “rivoluzionata” come qualcuno ha scritto sulla stampa. E’ vero, questa piazza è stata rinnovata e “rivoluzionata” ma io preferisco il termine: “recuperata”.

Questa Piazza è stata “recuperata” all’uso di tutti i cittadini, all’uso pubblico, al passeggio, all’incontro tra gli abitanti. Fino ad oggi questa piazza ha avuto molte funzioni, forse troppe. Parcheggio, arteria di scorrimento, passaggio pedonale. Funzioni che hanno in parte impedito di viverla come uno spazio pubblico, a disposizione dei cittadini che vogliono incontrarsi, che vogliono godere della città, che si recano al Duomo di Pontedera, al culto nel luogo sacro più importante della città.

Tutte queste funzioni oggi sono favorite dal riordino e dal recupero da noi messo in atto. Il Comune di Pontedera continua sulla strada del recupero degli spazi pubblici lavorando sempre per dare più spazio ai cittadini, ai pedoni, alla socialità, alla qualità della vita. Lo abbiamo già fatto recuperando a spazi pubblici luoghi come Piazza Garibaldi o Piazza Andrea da Pontedera, ma lo abbiamo fatto anche aumentando gli stalli per la sosta presenti in città, grazie ad esempio anche all’utilizzo di spazi privati come l’ex Cinema Massimo. Conciliare le diverse esigenze della città è stato difficile. Ma siamo gratificati dai risultati. Una ricerca indipendente, come quella del Centro studi Sintesi di Mestre, pubblicata dal settimanale Panorama, ci individua come la città con la migliore qualità della vita in tutta la Toscana e l’Italia centro-meridionale.

Anche in questa Piazza abbiamo creato delle panchine a disposizione dei cittadini, siamo intervenuti con la risistemazione della fontana (risalente al 1931), con il riordino degli spazi. Abbiamo lavorato sulle barriere architettoniche abbattendo gradini e pendenze e ampliando gli accessi a disposizione dei cittadini diversamente abili. Abbiamo lavorato per un maggior rispetto dell’area davanti al Duomo, come giustamente merita uno spazio così importante per la nostra sensibilità religiosa e per la nostra cultura. (Questa Piazza, in questa veste architettonica, ha ben 143 anni: la chiesa principale è dedicata ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo).

L’intera l’operazione di recupero è un’altro piccolo ma importante segnale della linea che ha ispirato tutta l’azione di questa Amministrazione: aumentare la qualità della vita anche attraverso maggiori spazi per la socializzazione e per tutti i cittadini, adulti, anziani e bambini. Uno dei più grandi neuro-psichiatri infantili italiani, Giovanni Bollea ha sollevato il problema della scomparsa degli spazi per i bambini nelle città, dei cortili a loro dedicati. Occorre lavorare per restituire questi luoghi ai più giovani, crearne di nuovi. Di questo c’è consapevolezza. Per costruire un futuro migliore e migliori cittadini del domani, c’è bisogno di spazi oggi, liberi per tutti.

Anche in questa operazione non abbiamo trascurato il bello e l’arte. Grazie alla collaborazione dell’Architetto Bartalini, che qui ringrazio, e dello Studio La Noce, la Piazza si arricchisce anche delle opere dell’artista Adami che per oltre un anno rimarranno ad abbellire questi spazi. (Il Corpus delle opere dell’autore italiano, ormai naturalizzato francese, Franco Adami, è stato studiato appositamente per questa piazza: si tratta di nove sculture in bronzo e pietra che, circondate da una serie di panchine dell’autore senese Riccardo Grazzi, individueranno il vasto spazio di incontro a disposizione dei cittadini).

Tra qualche giorno torneremo con un evento-iniziativa pubblica in questa piazza, dedicata proprio a queste installazioni d’arte ma colgo già l’occasione per ringraziare l’artista.

E’ questa anche l’occasione per estendere i ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto, le ditte incaricate dei lavori, i lavoratori, i cittadini e i commercianti che hanno pazientemente atteso, e gli uffici comunali, guidati dal dirigente del terzo settore del Comune, Roberto Fantozzi, che ha seguito con puntualità e attenzione l’evolversi dei lavori.

Ora la piazza torna all’uso dei pontederesi e degli ospiti della città: viviamola e godiamone rispettandola. Penso che inaugurare oggi questa piazza sia anche un bel contributo di qualità dato all’immagine complessiva della città e al suo tessuto commerciale: in un periodo di crisi la città continua a migliorarsi. E’ la migliore carta da visita per il nostro commercio ei nostri servizi.

Le piazze sono lo specchio di una città. Facciamo sì che anche questa nuova Piazza faccia onore alla nostra città e quindi a noi stessi: che dimostri la nostra unita’, la nostra attenzione, l’operosità, la cultura, la vivacità, ma anche l’attenzione ai diritti di tutti e il rispetto verso i doveri. Che sia una piazza come Pontedera: civile ed accogliente.

Pontedera, 7 dicembre 2009

Sulla protesta con il presepe, nel quartiere Galimberti

lunedì, dicembre 14th, 2009

Leggiamo stamani sulla stampa di una protesta inscenata da qualche commerciante e qualche cittadino relativamente ad una situazione di supposto disagio del quartiere Galimberti, di Piazza Cei, che si accompagna ai termini “ghetto” o addirittura “degrado” e che utilizza impropriamente l’immagine del presepe. Ogni protesta è legittima ma, fermo restando quindi il diritto ad esprimere critiche, appare veramente fuori luogo dire che quella zona della città è dimenticata e viva nel “degrado”. E’ una delle zone più prestigiose della città, basta chiedere alle agenzie immobiliari. Vi abitano molti amministratori attuali e passati di Pontedera. Vi è ogni tipo di servizio. Proprio di fronte al giardino in cui qualcuno ha inscenato la protesta vi è un parco attrezzato molto apprezzato dalle famiglie. Nuovi servizi vi stanno arrivando: nuovi ambulatori della Pubblica assistenza, a breve saranno rinnovati gli impianti sportivi del circolo Galimberti, presto nella zona arriveranno nuove scuole, recentemente vi è stato inaugurato un importante struttura commerciale. Forse proprio questa ultima struttura può aver creato qualche problema agli equilibri commerciali del quartiere. Ci auguriamo che tutti sappiano trovare risposte alle diverse esigenze di acquisto dei cittadini che oggi hanno maggiore scelta e servizi. Il Comune ha profuso già in queste settimane un grande impegno per valorizzare il commercio e i quartieri, tutti. Continueremo a farlo. Anche in quella zona. C’è la massima disponibilità ad ascoltare proposte e a raccogliere opinioni: l’amministrazione comunale è a disposizione, del resto come lo è sempre stata, ascoltando Consulte e cittadini. Vengono fatte sulla stampa anche alcune segnalazioni: come quella di un tombino che non assorbe. Il Comune ha più canali per segnalare questo tipo di problemi. I cittadini possono utilizzarli: noi interverremo. Nel pezzo si fa poi riferimento all’assenza di panchine: in realtà il muretto utilizzato come panchina fu rimosso su richiesta di alcuni cittadini che non gradivano l’uso che ne facevano alcuni ragazzi fino a tarda sera. Infine una ultima considerazione. Lo avevamo detto. L’uso del presepe in maniera strumentale e in maniera assolutamente avulsa dai sentimenti religiosi ha preso piede, dopo che altri lo hanno fatto. Invitiamo tutti a dare il giusto peso a quei valori e a quei simboli, profondamente radicati nella nostra cultura e nella nostra sensibilità. Lasciamo stare i simboli cristiani e rivolgiamoci al Comune lealmente e in maniera trasparente quando ci sono dei problemi. Il Comune di Pontedera ha sempre ascoltato con attenzione e con sensibilità. Pontedera, 10 dicembre 2009

Il saluto per la commemorazione dei caduti di Nassirya, 12 novembre 2009

venerdì, novembre 13th, 2009

Porto il saluto della città di Pontedera, mio personale e quello della amministrazione comunale a tutti voi, riuniti in questo luogo per commemorare un triste evento della storia del nostro Paese: la ferita ancora aperta che fu la strage a Nassirya del 12 novembre 2003 nella quale, a seguito di un attentato kamikaze morirono 19 italiani, militari e civili, e 4 iracheni. E’ un obbligo per noi ricordare e celebrare una pagina amara della nostra recente storia. Oggi ricorrono sei anni da quel triste giorno.

Ringrazio la sezione di Pontedera dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri che si è incaricata di mantenere sempre viva la memoria di questo evento. Nel depositare questa corona voglio anche questa volta ricordare i nomi delle vittime di quell’attentato. Sono i carabinieri Massimiliano Bruno maresciallo aiutante e Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte, Giovanni Cavallaro sottotenente, Giuseppe Coletta brigadiere, Andrea Filippa appuntato, Enzo Fregosi sottotenente, Daniele Ghione maresciallo capo, Horatio Majorana appuntato, Ivan Ghitti brigadiere, Domenico Intravaia vice brigadiere, Filippo Merlino sottotenente, Alfio Ragazzi maresciallo aiutante Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte, Alfonso Trincone sottotenente. Ci sono poi i militari dell’esercito: il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi, il caporal maggiore capo scelto Emanuele Ferraro, il capitano Massimo Ficuciello, il maresciallo capo Silvio Olla, il caporal maggiore Pietro Petrucci. E ci sono i due civili: il cooperatore internazionale Marco Beci, e il regista Stefano Rolla. Voglio ricordare anche, in questa occasione, che l’attentato fece 140 feriti. E voglio cogliere questa occasione per ricordare anche tutti gli altri caduti italiani in Iraq: giornalisti, civili, militari. Anche a loro va la nostra riconoscenza e il nostro cordoglio per la meritoria opera di solidarietà verso quelle martoriate popolazioni.

Anche quest’anno il contributo delle nostre forze impegnate nelle missioni internazionali di solidarietà e di pace è stato richiamato nel discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione delle celebrazioni del 4 novembre. Mi associo a quel ricordo. A Pontedera vogliamo mantenere alta la memoria perché riteniamo che occorra riflettere e lavorare per cambiare questo mondo. Senza memoria non c’è futuro e noi invece vogliamo costruire un futuro migliore del nostro passato. Ci auguriamo che questo mondo sappia incamminarsi verso una società più giusta e più unita, un mondo nel quale il dialogo prenda il posto delle armi e del terrore, che i popoli possano vivere con dignità e in pace. Lavoriamo per far sì che ciò avvenga.

Ringrazio tutti i presenti e tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa manifestazione per la sollecitazione che ci hanno rivolto a ricordare questa dolorosa pagina di storia.

Il mio intervento per il XV anniversario della Fondazione Piaggio

mercoledì, novembre 11th, 2009

Gentili signori,

voglio innanzitutto portare il mio saluto e quello della città di Pontedera a tutti voi.

Sono passati quindici anni da quel 20 settembre 1994 quando il Comune di Pontedera, la Provincia di Pisa e la Piaggio si sedettero intorno ad un tavolo per dare vita alla Fondazione Piaggio. Fu un passo storico ed importante. Un passo propedeutico alla nascita del Museo e soprattutto di una collaborazione strategica ed opportuna: territorio e impresa si univano, a Pontedera, per intraprendere il cammino di una Fondazione che valorizzasse la storia comune e preparasse la strada da percorrere insieme.

Voglio ricordare in questo momenti i protagonisti di quello storico passaggio: il compianto e coraggioso Giovanni Alberto Agnelli, l’allora presidente della Provincia Gino Nunes, e l’allora sindaco di Pontedera Enrico Rossi.

Io credo che siano gli uomini che fanno la differenza. Loro hanno fatto la differenza ricucendo un rapporto che aveva attraversato una fase molto difficile. Il legame tra azienda e territorio, e comunità, aveva rischiato di spezzarsi definitivamente. Con coraggio e intelligenza invece quegli uomini seppero intraprendere relazioni più forti e consolidare un grande patrimonio di storia e di cultura d’impresa. La Fondazione Piaggio fu proprio questo: la valorizzazione della memoria storica dell’azienda e con essa della società civile, la volontà di accrescere il valore del rapporto impresa-cultura, impresa-territorio.

Senza storia e senza memoria non c’è futuro. La Fondazione, insieme al Museo e all’Archivio Piaggio, hanno rappresentato proprio una riserva di memoria da cui il territorio e l’azienda hanno potuto attingere. Uno specchio nel quale guardarsi indietro, una finestra dalla quale guardare il mondo attuale e uno strumento nel quale intuire il futuro. Non è un caso che la Fondazione e il Museo abbiano ospitato in questi anni programmi culturali di grande valore, hanno registrato la presenza di grandi intellettuali, di grandi uomini e donne chiamati a discutere di temi nodali per il nostro futuro e per il nostro territorio: dall’innovazione tecnologica all’integrazione europea, dall’energia alla sicurezza nella mobilità fino alle nuove tecnologie.

Tutto ciò, anche in questo caso, è stato merito delle persone. Un ringraziamento particolare voglio dedicare anche al Presidente Tommaso Fanfani che ha saputo guidare questa Fondazione con competenza e grandi qualità umane.

La giornata odierna sarà una riflessione utile a comprendere quale debba continuare ad essere il ruolo delle Fondazioni d’impresa. Saluto il qualificatissimo pubblico e il parterre dei relatori. Pontedera è onorata dalla vostra presenza. Le fondazioni d’impresa in Italia, pur essendo ancora abbastanza ridotte dal punto di vista quantitativo rispetto ad altri paesi occidentali, avranno un sempre maggior ruolo nella diffusione della “responsabilità sociale” come parte integrante della governance delle aziende.

Questa crisi globale pone tutti davanti a una grande novità. Mai come oggi è chiaro che dalle crisi si esce tutti insieme, aziende, lavoratori, comunità, aministratori. Nessuna azienda può pensare di avere un ruolo nel sistema produttivo mondale senza un sistema Paese intorno che la sostiene e nel quale possa svolgere adeguatamente le sue attività.

Le Fondazioni avranno sempre più una funzione testimoniale dell’impegno dell’azienda nella società, di riflessione sui valori sociali e civili dell’impresa e del territorio, di collegamento culturale e ideale.

Ascolteremo con attenzione le proposte che emergeranno da questa giornata di riflessione. A voi tutti in miglior “in bocca al lupo” per una giornata di proficuo lavoro, non senza avervi rinnovato il benvenuto nella nostra città.

Simone Millozzi, sindaco di Pontedera

Pontedera, 5 novembre 2009

Intervento per la celebrazione della Unità Nazionale e delle Forze Armate

lunedì, novembre 9th, 2009

Cari concittadini,

ci ritroviamo oggi per celebrare la fine della prima guerra mondiale (1915-1918) avvenuta 91 anni fa, ma anche per celebrare l’unità nazionale e gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate, presidio e garanzia del Paese.

Per la prima volta partecipo a questa cerimonia nella veste di sindaco. In questa veste vorrei cogliere questa occasione per inviare a tutti un messaggio di pace e di fratellanza certo di interpretare i sentimenti di tutti i pontederesi.

Il mio primo pensiero va a coloro i quali hanno pagato con la vita il proprio impegno per la Patria, per la libertà, per l’edificazione di uno Stato democratico, per la pace tra i popoli.

Un ricordo e un ringraziamento a nome di tutta la mia città e mio personale va agli uomini ed alle donne in uniforme. Ad essi l’augurio più affettuoso e sincero di poter svolgere proficuamente e con serenità la loro importante opera.

Voglio anche fare mie le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in visita in Libano, nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni per la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ha affermato che “oggi più che mai, sia utile guardare all’immane tragedia del primo conflitto mondiale (ed io aggiungo a tutte le guerre) come ad una grave ferita e frattura nel corso della storia moderna, perché essa vide miseramente spegnersi nelle trincee d’Europa oltre 15 milioni di vite, un’intera generazione, in un vano scontro di posizione, in un ostinato ed ottuso logoramento, in vista di una vittoria che premiò l’alleanza portatrice di ideali di libertà e di giustizia ma senza dar luogo a duraturi equilibri di pace…. E’ interessante ricordare, a tal riguardo, – continua il Presidente della Repubblica – che nel primo decennio del XX secolo i movimenti migratori erano superiori, anche in termini assoluti, a quelli attuali ed il volume dei commerci internazionali rispetto a quello delle produzioni interne era proporzionalmente più alto di quello odierno. Quella prima imponente ondata che può definirsi globalizzante fu segnata peraltro dalla corsa alle colonie intrapresa dai Paesi europei, in una accesa competizione di interessi nazionali contrastanti che certo non fu estranea allo scoppio del conflitto.

Alla Grande Guerra e al Trattato di Versailles, seguì la malaccorta gestione da parte delle democrazie del bene supremo della pace; la profonda crisi economica degli anni Trenta, i conseguenti protezionismi e antagonismi nazionali, l’emergere dei totalitarismi in Europa, culminarono alla fine di quel decennio nello scoppio del catastrofico secondo conflitto mondiale”. Come si può osservare molti di quei fenomeni storici, di quei passaggi, si ripetono… Napoletano continua poi ricordando che “Il mondo tuttavia ben presto si divise in due blocchi contrapposti; i fondamentali elementi di aggregazione nell’Occidente democratico furono la nascita dell’Alleanza Atlantica e l’avvio del processo di integrazione europeo. Una vigorosa e davvero pervasiva ondata di globalizzazione montò soltanto a partire dagli anni Novanta, sospinta dai grandi progressi tecnologici in diversi campi e dal crollo delle barriere – una volta caduti i regimi comunisti dell’Est – che avevano impedito un sostanziale avvicinamento tra Est e Ovest… Nella seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre, cittadini e soldati che avevano saputo affrontare con dignità e senso del dovere le prove e i sacrifici di una sciagurata impresa bellica, si ritrovarono di nuovo insieme, questa volta “uniti contro la guerra”, contro il prolungarsi di una guerra di conquista e di sopraffazione, per un’Italia libera, finalmente grande democrazia tra le democrazie, costruttrice primaria della pacifica cooperazione tra i popoli, tesa a crescere in rinnovata unità nazionale entro il grande, magistrale quadro di principi e di valori della Carta Costituzionale. Quelle esperienze e quei valori devono esserci di insegnamento e di guida oggi che stiamo vivendo una straordinaria transizione, storicamente decisiva verso una società globale sempre più interconnessa ed interdipendente. Ci si presentano in effetti opportunità e rischi senza precedenti. Dobbiamo acquisire piena consapevolezza del ruolo che l’Italia può oggi svolgere nel processo di crescita della comunità internazionale, superando miopie e particolarismi che ancora intralciano il cammino del paese. Dobbiamo guardare all’Europa quale realtà istituzionale, economica e finalmente politica da rendere sempre più concreta ed efficace, in quanto soggetto allo stesso tempo unitario e plurale, capace di contribuire da protagonista al governo della globalizzazione, facendosi portatrice di pace e di sviluppo, di cultura dei diritti e di progresso civile. Con l’Europa e grazie all’Europa dobbiamo versare nuova linfa nelle organizzazioni internazionali, riformandole, rendendole più rappresentative e incisive ai fini della costruzione di un mondo più pacifico e più giusto”.

Personalmente faccio mie queste parole. La storia ci insegna che la strada giusta è sempre quella della pace e della giustizia. Ringrazio tutti coloro che operano in questa direzione. Che si fanno operatori di pace e di giustizia. Che servono il paese, la pace e la libertà.

Viva l’Italia, viva le Forze Armate.

Pontedera, 7 e 8 novembre 2009

Inaugurazione del nuovo Ponte alla Navetta

lunedì, ottobre 19th, 2009

Cari cittadini, gentili autorità,

l’inaugurazione di oggi è un momento essenziale per il miglioramento della qualità della vita degli abitanti di questo territorio. Mi viene da dire che i ponti sono importanti. Sono importanti perché uniscono, fanno incontrare, aumentano la capacità di dialogo e confronto. In questo caso permettono alle persone di muoversi più agevolmente e in maggiore sicurezza. Accorciano i tempi degli spostamenti. Aiutano le persone perché gli spostamenti sono più veloci, liberano tempo disponibile per gli affetti, la famiglia, il lavoro. Il nome della città che amministro prende origine proprio dal ponte che unisce due sponde del fiume Era e così anche la sua vocazione commerciale e di scambio.

Per questo oggi è una giornata importante e storica per tutti noi. Per Pontedera si avvia a conclusione un lavoro avviato da qualche anno, e di cui ringrazio le precedenti amministrazioni, teso a creare una importante viabilità intorno alla città. Un progetto, un lavoro, strategico che ha visto la luce in tempi relativamente brevi, soprattutto se confrontato alle medie nazionali. Di questo va dato anche merito ai lavoratori, alle maestranze ed alle imprese, al Consorzio Etruria, che hanno lavorato, con serietà a queste opere. Ed in particolare va ringraziata ed elogiata anche la ditta che ha costruito questo Ponte, per aver utilizzato tecnologie davvero innovative e sorprendenti.

Ma questo punto di attraversamento è uno dei più antichi e strategici del territorio. Pochi sanno che il primo Ponte alla Navetta fu costruito tra il 1837 e il 1839, esattamente 170 anni addietro. Il ponte venne inaugurato nel 1840 e i Lorena concessero la riscossione del pedaggio.

Oggi con questa inaugurazione portiamo quasi a conclusione il lavoro di dotazione infrastrutturale necessario a rendere competitivo il nostro tessuto industriale. Manca infatti solamente l’ultimo lotto di collegamento della zona industriale di Gello con la rotatoria di Ponsacco, i cui lavori sono in corso di esecuzione, per completare la circonvallazione di Pontedera. Con queste opere non soltanto abbiamo spostato il traffico pesante fuori dal centro abitato ma abbiamo anche cercato di rendere più facilmente raggiungibile e fruibile la nostra zona industriale. Chi lavora sa quanto è importante poter spostarsi rapidamente, raggiungere velocemente la superstrada, avere strade sicure e adeguate.

Anche e soprattutto su questo si misura l’attrattività e la competitività di un territorio e la capacità delle Istituzioni di dare risposte adeguate. Il Comune di Pontedera, insieme alle altre Istituzioni, continuerà a lavorare in questa direzione. Queste opere infine permetteranno anche una maggiore fruibilità ecologica del territorio: rimarrà infatti in piedi il vecchio ponte quale passaggio riservato ai mezzi non motorizzati, alle bici, ai pedoni, ai podisti, a coloro che vogliono ammirare anche questo gioiello tecnologico. Dal vecchio ponte è oggi possibile, grazie alla pista ciclabile e pedonale realizzata, collegarsi in tutta sicurezza a Via Vittorio Veneto. Sarà nostro compito anche in vista dell’attuazione delle previsioni di Piano Regolatore e del regolamento Urbanistico, prolungare questo collegamento fino al quartiere di Fuori del Ponte e da qui al centro Storico.

I lavori sono costati 20,5 milioni di euro stanziati da Regione e Provincia. A loro va anche il mio ringraziamento.

Concludo tornando alle considerazioni iniziali.

Dicevo che i ponti sono importanti. “Non fate i muri, fate i ponti” ammoniva Papa Giovanni Paolo II. L’invito era rivolto ad investire su ciò che unisce e non su ciò che divide. Noi accogliamo e rilanciamo anche in questa occasione quell’invito. Lo facciamo nostro.

Questo ponte ci ha permesso di superare tanti ostacoli. Dobbiamo tutti continuare a lavorare in questa direzione e con questo spirito: superare gli ostacoli, nell’interesse dei cittadini e delle comunità che rappresentiamo.

Il sindaco di Pontedera, Simone Millozzi

Pontedera, 19 ottobre 2009

Sulla mancata celebrazione del 9 novembre

giovedì, ottobre 15th, 2009

Intendo rispondere pubblicamente alle accuse mosse da Giacomo Zito sulla mancata celebrazione del 9 novembre, data della caduta del Muro di Berlino.

Innanzitutto voglio fare una premessa: anche questa vicenda conferma che le parole pronunciate in Consiglio Comunale, subito dopo l’insediamento di questa amministrazione, rimarranno lettera morta. Il centrodestra si era infatti detto pronto a collaborare per affrontare i problemi concreti della città. Finora non si è vista alcuna collaborazione e soprattutto il centrodestra si sta occupando di tutto fuorché dei problemi reali della città.

In questi giorni sto visitando le aziende del territorio e devo dire che la situazione è alquanto complessa. Occorrerà una attenzione particolare delle istituzioni locali per attivare le migliori politiche per consolidare il tessuto economico e produttivo del territorio. I segnali positivi non mancano: in questi giorni parte l’Expò della Valdera dove centinaia di espositori hanno scelto di puntare sul futuro e lunedì apriamo una importante infrastruttura per il territorio qual è il Ponte alla Navetta. Di fronte a questi temi, di cui ho dato comunicazione nell’ultimo Consiglio Comunale il centrodestra ancora una volta ha aperto il tema strumentale della celebrazione della caduta del Muro di Berlino, chiedendo che venisse celebrata a Pontedera.

Si tratta di una ricorrenza, che, va detto, non viene celebrata nemmeno in Germania. Avremmo il paradosso che a Pontedera celebriamo la caduta del Muro di Berlino che nemmeno il Municipio della città tedesca celebra ufficialmente (in Germania si celebra la festa della riunificazione il 2 ottobre). La legge che istituisce questa ricorrenza, voluta solo dalla maggioranza di centrodestra (e questo è già strano e inopportuno per una celebrazione nazionale; inoltre è la prima volta nella storia del Parlamento italiano che si istituisce una solennità civile e, quindi, una «giornata particolare» che prescinde dalla nostra storia nazionale), raccomanda iniziative. Inoltre se noi dovessimo considerare per quanto attiene alla storia dell’Italia la data del 9 novembre, ci troveremmo purtroppo a far riferimento ad episodi e a vicende per nulla da ricordare e per nulla da segnare sul calendario come storia della democrazia. Ricordo, infatti, che il 5 novembre del 1926, quindi in periodo fascista, si riunì il Consiglio dei ministri dell’epoca che proclamò in quei giorni la fine della libertà, dell’associazione politica e della libertà di stampa. Sarebbe pertanto curioso per il nostro paese che il 9 novembre diventasse una data da legare al concetto di libertà.

Noi siamo disponibili ad un incontro pubblico, tematizzando il tema della Guerra Fredda. Ma non siamo disponibili a strumentalizzazioni politiche. Inoltre vorrei ricordare a Zito che l’Italia non ha mai avuto “dittature comuniste” di cui celebrare la “liberazione”, come scrive: l’unico Giorno della Liberazione, badi bene, è quello del 25 aprile, nel quale si celebra la fine della seconda guerra mondiale (voluta dal nazifascismo, che costò centinaia di migliaia di morti al Paese, e 60 milioni di morti nel mondo) e che celebra la Liberazione sì ma dal ventennio fascista, l’unica dittatura finora avuta in Italia. Noi continueremo a celebrare quello: invito Zito a farlo e a sollecitare il padrone del suo partito a farlo, vista le sue numerose assenze negli ultimi anni e i continui attacchi alla Costituzione, alla magistratura ed al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Pontedera, 15 ottobre 2009